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  • Immagine del redattore CET

Alba

Gli ultimi pensieri che ho postato riguardano la mia voglia di uscire in bicicletta anche d’inverno, anche con climi non proprio amichevoli, per non dire proprio avversi.

L'uscita più fredda mai fatta: ghiaccio ovunque, pozzanghere completamente dure, difficoltà solo a pedalare, insomma... condizioni proibitive !

Ammetto che a volte alzarsi dal letto un’ora prima del solito con la prospettiva di pedalare al freddo, magari in mezzo alla nebbia respirando vapore ghiacciato, non è allettante.

Spesso mi sono detto “ma chi me l’ha fatto fare” …??

A volte – raramente - anche al rientro, sotto la doccia ho pensato “forse oggi era meglio se me ne stavo a letto a dormire…”

Siberia ? No, riva dell'Adda !

Ecco.

Stamattina NO.


Nonostante l’inverno inoltrato, le temperature sono accettabili, appena sotto lo zero; una lieve bavetta di maestrale spazza via ogni traccia di umidità, foschia, nebbiolina e “scighera” tipiche delle nostre zone putride. Insomma, clima freschetto ma secco!

Il termometro sul balcone segna addirittura 5 gradi abbondanti, ma la vicinanza con i “caldi” appartamenti ancora una volta inganna alla grande le mie previsioni.

Poco male, sempre meglio dei -5 di un mesetto fa!


Mi preparo e in poco tempo sono in sella. Addirittura mi sorprendo di quanto ho fatto presto stamattina, quando, passando per il centro, leggo l’ora sul campanile della cattedrale che segna le 7 meno 10!

Bene, ho un po’ di tempo da perdere in fotografie…

Alle 7 scarse le prime luci dell'alba invadono il cielo ancora stellato !

E in effetti stamattina ne vale proprio la pena: i primi colori dell’alba si mischiano con lo scintillio ancora ben visibile delle stelle e grazie all’inusuale trasparenza dell’aria, l’atmosfera è fiabesca, quasi surreale! A poco a poco il cielo blu cupo si tinge prima di rosa, poi diventa in parte arancio, sfumando in un azzurro carico. L’orizzonte viene bucato dagli alberi spogli come manichini abbandonati e dalle cascine che fanno capolino, basse e piatte. Sopra a tutto, un cielo multicolore da trip anfetaminico, intarsiato dalle numerose scie bianche, sfumate di rosa, degli aerei che osano sfidare le nubi nel tracciare barbagli in quella meravigliosa tavolozza.

Insomma, una meraviglia!


Sono diretto verso Nord, quindi verso l’oscurità, ma continuo a voltarmi per spiare lo spettacolo che i riflettori della natura stanno mettendo in scena. Ogni tanto mi fermo, spengo il faro della bici, scatto una foto e mi godo il momento, solitario, al centro di quel palcoscenico incredibile e in continuo cambiamento.

Inutile dire che incontro solo qualche timida forma di vita animale, per lo più conigli e fagiani, ultimi sopravvissuti della caccia invernale. Ma oggi è martedì e sono al sicuro. Entrambi, loro e me!


Dopo 14km il sole è ancora lungi dal farsi scoprire.


Mi sento completamente avviluppato da quello show della natura; il freddo pungente si fa più sopportabile: sono euforico.

Pian piano la luce naturale si fa strada e il sentiero diviene più visibile.

Dopo una quarantina di minuti spengo la lampada e pedalo con più sicurezza.

Al ritorno mi godo il vero e proprio sorgere del disco solare, quei pochi secondi in cui quella falce arancione facendosi strada tra gli alberi all’orizzonte in pochissimo diventa improvvisamente accecante.



Da lì in poi la bava di vento si fa più consistente, tanto che nonostante il sole negli occhi e sul windstopper nero, patico più freddo che all’andata.

Niente di insopportabile comunque. La quindicina di chilometri di sterrato che mi separa da casa scorre felice sotto le ruote della mia fida CUBE. Ogni tanto passo sull’erba ancora scricchiolante di brina o sulle tracce di fango semi assiderate.


Montagne di pianura !

Passo come all’andata sui “bump” del sentiero alternativo, tanto per fare due salti e per far divertire per l’ennesima volta l’ottenne che c’è in me.



Sul ponte di Napoleone scatto l’ultima foto della giornata, con il sole ormai alto e consumo gli ultimi chilometri in mezzo al traffico di automobilisti che non sanno cosa si sono persi al calduccio delle loro scatolette di sardine, vomitati dal letto al volante dell’ennesimo trasferimento casa-lavoro.


Certo, poi toccherà a me.

Ma avrò negli occhi il rosa, l’arancio, il blu, l’azzurro… nelle gambe il sangue caldo della fatica di quei 37 chilometri in solitaria in mezzo al creato… nel cuore le emozioni di un uomo che ancora una volta ha sfidato se stesso, le sue paure, le sue sofferenze… il bambino che è in me è si è divertito come non mai.



E…


Eeeeeeee…



Stamattina predo la moto! Tiè!

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