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  • Immagine del redattore CET

British Morning

Giorni un po’ così.


Non posso lamentarmi... non ci si deve lamentare quando i figli stanno bene e ci si può permettere una moto sotto il sedere.

Ma oggi il vecchio “Tripè” può rimanere nel box e sento la necessità - parola grossa - di liberare una delle due “povere” moto, inclinate sul cavalletto laterale da un bel po’ di tempo, che mi inchiodano con lo sguardo languido e supplichevole di un cagnone che vuole essere portato a spasso.


Normalmente avrei scelto il guzzone, esperto martellatore/smantellatore di ansia e stress, ma la 180 posteriore è ormai sulle tele e la cicciona lariana necessita di alcune “cure” troppo a lungo procrastinate.

Quindi prendo per le corna la young teen di Hinkley, gonfio le gomme e parto - al primo colpo, come sempre - sotto a un cielo plumbeo, ancora piuttosto buio, chiazze di umido a terra, ma con le temperature miti di questo caldo autunno: insomma, il “pane” per una nativa della perfida Albione!

Imbocco la strada con il colorato display inchiodato sulla configurazione “dark”, per via della poca luce ancora presente ed entro in tangenziale - lodigiana - a bassa velocità, giusto per scaldare il “triple”.


Al primo sorpasso, in sesta e a bassa velocità, mi ricordo perché tutte le riviste lodino la coppia a qualsiasi regime di questo piccolo frullatore: il confronto con lo scooter è imbarazzante.

Un filo di gas e senza fatica sfilo qualsiasi mezzo mi si pari davanti.

Ogni tanto scalo, giusto per tirare un poco più le marce, godere delle fucilate del quick-shifter e di quel ringhio sinistro che riempie i timpani ogni volta che si apre il gas a piene mani.

La strada è a tratti umidiccia, ma entro nel british mood e trotterellando mi godo lo spettacolo della luce grigiastra che piano piano accende l’orizzonte con in sottofondo la raucedine di questo incredibile motore che riesce a sfoderare da un lato l’aplomb inglese di girare sornione ai bassi regimi, dall’altro una cattiveria da “Moto2“ se si ha l’ardire di tirare le marce.

La ciclistica molto comunicativa asseconda qualche accenno di piega fuori dal “turistico”, nonostante le condizioni della strada siano tutt'altro che perfette. Anche questo è Street Triple!


Maledico la mia totale incompetenza nei monoruota... ma ho ancora 50 anni per imparare, no?

A proposito, uno dei peggiori difetti di questa moto: l’impossibilità di disaccoppiare il controllo di trazione con l’anti-impennata. O tutto o niente. Huge bullshit!


Intanto il traffico aumenta ma non ho difficoltà ad infilarmi in ogni pertugio tra mezzi più o meno pesanti, e tra teste più o meno pensanti - anche stamattina la classica str***a con WA “in mano”.

Entro nel flow, gli scazzi lasciano spazio a qualche sorriso sotto il casco, ogni accelerata un po’ decisa mi rende euforico e mi aiuta a ritrovare l’equilibrio interiore... meglio di una seduta di yoga o dello psicanalista! Alla fin fine la moto fa risparmiare, no? altroché - sì... credici...

Ci vorrebbe dell’altro, qualche curva in più, magari la tuta in pelle per dare qualche vietatissima saponettata a terra. Ma come ho detto, non c’è di che lamentarsi.

Lascio la moto nel parcheggio interno della società, più “leggero” di quando sono uscito di casa e una impalpabile dose di endorfine mi solletica la nuca.

Che la Street possa davvero prendere il posto della Griso?

Sto bestemmiando?


Probablimente.


Intanto il giubbotto in pelle marchiato “Moto Guzzi“ e la t-shirt della GMG del “Centenario” che indosso stamattina mi ricordano da dove vengo...

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