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  • Immagine del redattore CET

Commodore !

Correva l’anno 1983. Anzi, eravamo già alla fine del 1983. Il Natale era alle porte e l’appena dodicenne nerd che ero io all’epoca, reclamava uno dei primi fantasmagorici videogiochi casalinghi “raccontati” da un compagno di classe di prima media.

Mio padre che non ha mai capito nulla di videogiochi, computer ed affini e che tutt’ora utilizza un “telefono cellulare” che è tutto tranne che “smart”, ebbe un’intuizione che segnò per sempre la vita del dodicenne di prima: al posto del banale videogioco, perché non regalare un “computer” vero e proprio che fa “anche” da videogioco ma non solo?


Fu così che incappammo in uno dei più famosi ed iconici “home computer” (che i “personal” allora erano solo una marca di preservativi…) della storia dell’universo informatico: lo stra-mitico Commodore VIC-20!


Sarà questa la pubblicità che ispirò mio papà ?

L’unico “negozio” della zona che vendeva questi parallelepipedi color giallino slavato era la “Logica Informatica” di Vigevano a circa 12 km da casa.


Ovviamente ne sapevano poco o niente.


Ovviamente NESSUNO ne sapeva niente. No internet. No libri, no riviste all’inizio.


Insomma, si acquistava al buio e a prezzi tutt’altro che popolari, anzi.

Un Commodore VIC-20 nel 1983, se non ricordo male, superava le 300.000 lire !!!

Una cifra esagerata per l’epoca.

Con la quale ti portavi a casa (home, appunto) una “bestia” da 20Kb di ROM, 5Kb di RAM (di cui meno di 4 utilizzabile per programmare con il suo “CBM Basic” …), la fotonica CPU 6502 ad 8 bit, una grafica e un suono primitivi (il fratellone C64 era già un’altra cosa, ma costava ancora di più…) e un bel manualetto in inglese.

Ah, il registratore all’inizio non era disponibile, così i furboni della Logica Informatica ci appioppiarono quattro comode (e costose) cartucce con gli agognati giochi richiesti dal solito dodicenne, più una coppia di “paddle” e un joystick scrauso senza microswitch, ma con quelle membrane di plastica che dopo qualche partita a Gorf si sminchiavano irrimediabilmente…


Insomma, passai qualche mese a montare e smontare il VIC-20 sul tavolo da cucina, collegandolo alla piccola TV in B/N per giocare con i giochi di cui sopra, più quelli che arrivarono successivamente grazie al lettore di cassette e alle edicole che sfornavano a poco prezzo compilation più o meno legali pullulanti di qualsiasi ciarpame compatibile con il mio home computer.


Ma vuoi mettere la soddisfazione di avere un computer in casa ??


Adesso ce l’hanno tutti! Anzi ormai il PC “classico” è stato ampiamente rimpiazzato dallo smartcoso, che è per potenza, memoria, prestazioni e funzionalità molti ordini di grandezza superiore al mio mitico Commodore…

Come dicevo, potevo tirarmela con i miei amici che per lo più giochicchiavano con quegli sfigati “schiacciapensieri” mentre io avevo un fottuto computer in casa! Fantascienza per l’epoca!


E in effetti furono i telefilm di fantascienza degli anni ’80 – Supercar, Automan, Streethawk… - che alimentavano come un potente kerosene avio la mia smania per l’informatica, il futuro elettronico e la fantascienza in generale che io vedevo racchiusa in quella scatoletta giallina che avevo a portata di dita !!

Anche la musica seguiva quel filone lì: per radio si ascoltava un tripudio di DX7, batterie elettroniche Roland, i synth digitali pian piano sembravano avere la meglio sugli strumenti più tradizionali; addirittura i Moog sembravano ormai obsoleti, soppiantati dai nipotini digitali…


Ben presto però mi stancai dei videogiochi.

Un bel giorno provai ad accendere il VIC, aprire il manualetto e a battere, copiandolo, quello che fu il mio primo programma in Commodore BASIC.

Dato il fatidico “RUN” lo schermo si riempì di uccellini stilizzati e… lo stupore fu grande !!!

Quella roba lì, l’avevo creata io!

Due righe di codice copiato dal manuale in inglese, pressoché incomprensibile per me all’epoca, che mi accesero dentro la miccia del programmatore in erba. Insomma, da quel giorno cambiò tutto!


Mollati i videogiochi, non del tutto ovviamente, cominciai ad imparare il BASIC. Che a quell’epoca mi sembrava una sorta di linguaggio da stregoni, da adepti, da élite insomma! Come mi sbagliavo…

Eppure gli “esperti di computer” negli anni ’80 erano visti come dei geni, quasi come degli eroi Marvel, i fautori delle invenzioni che avrebbero cambiato il mondo in modo definitivo e incontrovertibile! O, almeno, così li vedevo io, giovane secchione nerd alle prese con il mio gioiellino tecnologico…

Non c’era internet, quindi mio papà, che continuava a non capire una mazza di quel coso giallognolo che assorbiva i miei pomeriggi invernali, fu costretto a regalarmi alcuni libri e in particolare mi ricordo l’interminabile corso in fascicoli+cassetta “Conoscere il computer direttamente dal computer “ !!!!


Cominciò così la mia “carriera” di programmatore. Avevo circa 12 anni e scrivevo codice BASIC. Se penso ai dodicenni di oggi rincoglioniti davanti allo smartcoso…

L’anno successivo guadagnai una piccola MIVAR da 14’’ incastonata permanentemente nella scrivania in camera mia in modo da tenere il computer sempre collegato.

L’anno dopo ancora passai al 64 e dopo un paio d’anni ancora a quel mezzo bidone dell’Olivetti Prodest PC128S, nient’altro che un vecchio Acorn BBC Master Compact rimarchiato, ma questa è un’altra storia…

Le cassettine SONY si riempirono di centinaia e centinaia di righe di codice: dai programmi “educativo/scolastici” ai primi rudimentali giochini, fino alle prove grafiche o di suono.


In particolare ricordo uno stupido programma che creò un “caso” nella mia classe di terza media. Allora ovviamente a scuola non si parlava ancora di computer. Nessuno ne aveva in casa, né tantomeno era facile trovare chi sapeva scrivere due righe di codice, a parte gli stregoni di cui sopra…

Un giorno però il nostro illuminato professore di “educazione tecnica” – che ricordo con affetto - decise di tenere alcune lezioni “extra programma” su questi nuovi marchingegni infernali. In particolare un sabato ci accordammo affinché portassi in classe il mio Commodore64. Stupido come stupido può essere un ragazzino di 13 anni, preparai insieme ad un altro compagno di classe che mi aiutava nel testo, un programmello che altro non era se non un susseguirsi di pagine più o meno colorate e più o meno ricche di “effetti speciali” in cui prendevo in giro gli altri compagni…

Apriti cielo !!!! Alcuni, offesi, tornarono a casa raccontando la cosa ai genitori. Un papà in particolare se la prese parecchio e quando mi incontrò in giro per strada, poco ci mancò che mi mollò un ceffone…

In effetti, nella mia ingenuità, avevo un po’ esagerato e quella sberla forse me la sarei meritata!


Di quei quattro o cinque anni di “studio pazzo e disperatissimo” ho tanti ricordi… dalla ricerca di libri, manuali e riviste introvabili, alla pubblicazione dei miei “listati” sulla rivista “LIST” – chi se la ricorda? – alle mie “manomissioni” ai Commodore64 che ogni tanto comparivano accesi nei supermercati. Che spasso!


La decisione, funesta, di iscrivermi a ingegneria informatica, finito il liceo, fu ovvia.

E se penso a come vengono trattati adesso gli sviluppatori software – il termine “programmatore” è diventato quasi dispregiativo - almeno qui in ItaGlia…

Va beh, questa è un’altra storia ancora…


Adesso ho 46 anni e i due Commodore giacciono abbandonati a loro stessi in un marasma infernale che è la cantina dei miei genitori. O meglio giacevano!

In occasione dell’ultima visita, io e mio figlio Pietro di nove anni siamo scesi nell’antro della bestia - la cantina appunto! - alla ricerca di vecchi giocattoli, cimeli, o quant’altro… e mi sono tornati in mente i due vecchi amici elettronici. Ricordavo benissimo dove stavano e sfruttando il fatto che la moglie non era presente e non poteva lamentarsi, decidemmo di portarli in casa e provare ad accenderli.

A parte la polvere, il primo interrogativo era: come reagirà la TV LCD al segnale del VIC-20?

E la sintonizzazione? Lo troverà?

Mah, non ero molto fiducioso.

Comunque, collegai tutto – mi sembrava IERI l’ultima volta che lo feci! – e il vecchio giallone si accese.

Poi provai con la sintonizzazione automatica della TV… aspettai qualche minuto e… magicamente la schermata bianca e azzurrina fece capolino sullo schermo !!! Per un attimo sussultai…



Ricordavo perfettamente i codici “POKE” per cambiare i colori a schermo e cornice (36878 e 36879…) e quelle tre istruzioni per stupire gli astanti, cioè figli e nipoti!

Ma le cassette? Saranno ormai illeggibili, pensavo.

Niente di più sbagliato: riuscii a caricare TUTTO. Giochi, programmi, tutto si caricò alla prima botta di Shift+Run/Stop !!!! Incredibile! Erano passati più di 30 anni… E le mega console di adesso: MUTEEEE !!!


I ragazzi si divertivano di più con quel vecchio catafalco che con l’XBOX che non degnavano nemmeno di uno sguardo! Potenza del Commodore!

Purtroppo non riuscii a provare il 64 perché avevo perso il cavetto video che non era compatibile con quello del VIC-20. Ma, adesso che internet c’è, ne ho già trovato uno e ordinato… la prossima volta… vai di COMMANDO !!!


Tornato a casa installai sul PC Linux un emulatore e ricominciai a sognare… ma non era la stessa cosa: la presenza di quella tastiera… il Datasette che girava lentamente… lo stesso odore, inconfondibile… l’atmosfera non era la stessa!


Il top sarebbe una vecchia TV CRT… chissà, prima o poi, posto e moglie permettendo!

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