top of page
  • Immagine del redattore CET

Corri ragazzo laggiù...!

Aggiornamento: 24 apr 2020

Ci sono giorni in cui sei giù di corda; un po’ per i soliti scazzi e un po’ perché anche fisicamente sei proprio a terra. Torni a casa da lavoro “trascinando la palla”, con gli occhi gonfi per il troppo cloro in piscina e il troppo... PC in ufficio.

Così te ne vai a letto prima del solito, dopo aver preparato gli indumenti per le due opzioni del giorno dopo: bici o di nuovo piscina, in caso di tempo troppo ostile.


La mattina ti svegli ancora un po’ imbambolato, tanto che sulle prime sei tentato di girarti dall’altra parte e aspettare la seconda sveglia. 

Ma no dai, mi alzo e valuto sul balcone che aria tira, letteralmente, visto che da un paio giorni si è scatenato un bel ventaccio e le temperature sono andate giù di botto.

In effetti non sento alberi fischiare, l’aria è tersissima e il termometro sul balcone segna quasi due gradi il che significa che in campagna siamo a circa –1. Non male.


Mi convinco e faccio colazione: non ho molto appetito e un paio di fette di pane con la marmellata mi riempiono a sufficienza. Preparo la borraccia, mi vesto un po’ a rilento e poco dopo le 6:30 sono fuori di casa.

Appena apro la porta che dà sul cortile, un uccellino spaventato agita le foglie davanti alla porta di ferro, dandomi per un attimo l’impressione che ci sia ancora vento. Ma è solo un attimo.

In ogni caso stamattina decido di coprirmi bene, non si sa mai, e copro il WindStopper con la sottile mantellina che solitamente uso per la pioggia.


L’aria è talmente pulita che uscendo dal cancello, che dà verso est, si intravvedono le prime timidissime e variopinte luci dell’alba. Bene!

Dopo poche centinaia di metri capisco che sono fin troppo coperto, ma amen, si va.

Attraverso “di traverso” Lodi, fino al ponte sull’Adda e subito dopo mi getto a capofitto nel buio della campagna, con la solita lampada ad illuminare adesso la ghiaia della ciclabile verso Boffalora e a breve la terra del sentiero di fianco al fiume.

Man mano mi scaldo, e le gambe girano meglio del previsto... o forse sono i polmoni a riempirsi con più facilità del solito.

Sto puntando verso Nord, così ogni tanto mi volto per non perdermi i momenti più belli dell’alba.


E infatti... di lì a poco la natura si scatena!

Prima la luce è sul rosa/viola/indaco...

Una sottile linea rosa lascia lo spazio ad un arancio carichissimo che sembra schiacciare la silhouette nera delle case in lontananza. Sopra, il cielo ancora scurissimo e stratificato incombe minaccioso.

...poi brucia in un arancio quasi accecante !

I colori si accendono in una giostra di viola, malva, rosso, arancio: rimango come al solito attonito! Se passasse il Bigshooter non sarei stupito: sembra proprio di essere in una puntata di Jeeg Robot d’Acciaio, in cui i toni del cielo, e non solo, sono sempre di queste tonalità.

Tant’è che comincio a cantare “Corri ragazzo laggiù... vola tra lampi di blu...” in mezzo alla campagna. Intanto sono da solo.

A parte i leprotti e i fagiani che di continuo si scansano impauriti all’incedere di quel pazzo urlante su due ruote...


Al ponte di Spino posso spegnere la lampada e se la luce alla mia destra è quasi accecante nella sua caleidoscopica follia, dall’altro lato il paesaggio assume tinte delicate ma ugualmente affascinanti.


Il ponte di Spino d'Adda !

Giro a destra per salire sul ponte, quando l’occhio cade sul laghetto artificiale alla mia sinistra: devo fermarmi per una foto, il panorama mi sta chiamando e quando mi fermo, prima di scattare rimango senza parole... “Miwa, lanciami i componenti !!!!”

Il laghetto artificiale è da sempre il palcoscenico preferito per sua maestà, la natura !

Continuo il mio peregrinare tra le campagne lodigiane e imbocco il single track più bello della zona: finalmente niente cacciatori, niente fango, una luce stupefacente, un freddo “giusto” e una gamba che spinge di brutto: me lo sono proprio goduto!

L'alba si specchia nell'Adda

Esco dal boschetto ancora a tutta per recuperare un po’ di tempo e un po’ di “media”, mi faccio il Belgiardino a palla e in un attimo sono a casa, non senza aver incrociato uno scoiattolo e intravvedendo forse una volpe.


Scendo dalla MTB con un bel sorriso, il cuore ebbro di colori e ancora la voglia di pedalare.

Ma come sempre mi aspetta una doccia veloce e la solita sgroppata in scooter verso l’ufficio, a Milano.


Per tutta la giornata rimango pervaso da un senso di euforia e di “completezza” che non provavo da tempo: saranno le endorfine, la buona forma, lo spettacolo di un’alba pazzesca, la compagnia virtuale di Hiroshi... ma ancora una volta la bici ha fatto il miracolo di trasformare una normale mattinata pre-lavorativa, in qualcosa di speciale!

25 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
Post: Blog2_Post
bottom of page