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  • Immagine del redattore CET

Croci, bici e... Caravaggio!

Tutti hanno le proprie “croci”, più o meno pesanti da trascinare.


Un modo per renderle più leggere o almeno per riprendere il fiato prima di rimettersele in spalla è sfogarsi con i propri hobby e le proprie passioni.

Spesso si vive “in attesa di…”.

C’è chi dice che l’attesa del piacere è un po’ il piacere stesso.

Secondo me sono minchiate.


Comunque.


Avendo molto poco tempo a disposizione e volendo sfogarmi anche “fisicamente” alla fine dedico la maggior parte del mio poco tempo libero alla bici.

Di solito sono ritagli di tempo, mai più di due ore-due ore e mezza. Spesso meno.

Sabato scorso è stata una giornata splendida, sole tutto il giorno e finalmente temperature un pochino più alte rispetto alle ultime fredde settimane.

Ma non potevo uscire, per le solite cause.


Poco male, pensavo. Il meteo – anzi, ilMeteo.it - dava sole anche la domenica pomeriggio, unico momento della settimana che quasi sempre posso sfruttare.

Mi sarei perso il Gran Premio di Imola, pista che amo e in cui la Ferrari sembrava competitiva come mai negli ultimi due anni. Una volta tanto che lo trasmettevano in “chiaro”...


Va beh, amen. Tra l’altro in settimana, per un motivo o per l’altro, ero uscito una sola misera volta, quindi avevo già deciso di inforcare la bici da corsa e farmi una settantina di km, magari anche qualcuno in più.


Certo.


La mattina il tempo è grigio, con vento freddo. Mmmm...

Ma ilMeteo.it - di solito molto pessimistico – continua a dare sole pieno nel pomeriggio.


Bene.


In effetti alle 15 circa parto da casa con il sole che fa capolino e un vento che sembra quantomeno calato: la temperatura è discreta e parto ottimista verso il santuario di Caravaggio.

In lontananza il cielo è grigio… va beh - penso – nuvolette “innocue”... ilMeteo.it mette sole…


Passati i primi chilometri il vento, ovviamente contrario, aumenta… aumenta… e si fa più freddo…

La temperatura si abbassa fino a 8-9 gradi e il sole scompare definitivamente.

Amen: testa bassa e pedalare.

Mi faccio i primi 30 km soffrendo un po’, - ma al ritorno me li sparo a manetta – penso.

Sì, certo.


Cerco di stare sopra i 28-29, stringo i denti, impugno la piega bassa e mi spalmo sulla canna della bici.

Incontro pochi ciclisti che sembrano fermi. Io spingo, spingo su quei pedali.

Il vento non cala e comincio a vedere qualche timida gocciolina sugli occhiali – e che cazzo!


Ma come?


Ma no dai, è pioggerellina portata dal vento – penso. IlMeteo.it mette sole…

E così, imperterrito, continuo.

Il grigio delle nubi diventa sempre più scuro.

Adesso “annuso” il classico odore di pioggia… ci siamo…

Le goccioline si fanno più fitte e a 200 metri dal santuario inizia a piovere seriamente!

L'unica foto scattata: in lontananza il "maledetto" santuario...

Inizio a sciorinare qualche litania e giro la bici, ancora convinto che lasciando quei due chilometri quadrati riuscirò a schivare l’acqua.

MI sbaglio. Ovviamente.


Anzi, la pioggia si fa sempre più insistente, il vento non si capisce più dove tiri, la bici fa fatica a frenare – ogni stop e ogni rotonda sono da affrontare con largo anticipo – la strada si fa una pozzanghera e l’acqua arriva da tutte le parti: da sopra da sotto, da davanti e da dietro… una doccia completa.

In breve tempo mi ritrovo con calze e guanti inzuppati, quindi con mani e piedi freddi… e sono nel punto più lontano da casa.


Niente, così va la vita.


Smoccolo anche perché sto seguendo una traccia sullo smartphone che nel frattempo si sta prendendo tutta l’acqua.

Per fortuna il vento non è contrario come all’andata, va e viene.

I piedi sono sempre più a bagno, le gocce grondano dal casco.

Alla fine decido di allungare di qualche chilometro pur di evitare lo stradone: con il bagnato diventa davvero pericoloso.

La pioggia non ne vuole sapere di lasciarmi in pace e le strade sono ormai degli acquitrini.


Ultima ciclabile verso casa e... in Lodi non piove più, anzi, in alcuni punti la strada sembra asciutta!

Porco di quel porco di quel porco cane!

Butto la bici nel box non prima di averle dato una pulita sommaria: mi piange il cuore ritirarla in quello stato.

Alla fine mi sono sciroppato circa 63km in poco più di due ore. Sono un po’ intirizzito ma neanche tanto provato, pensavo peggio.


Giusto il tempo di una doccia veloce, ché il mio vicino di casa ha organizzato un piccolo rinfresco all’aperto.

Mi abbuffo di dolci e passo un paio d’ore a parlare di minchiate con i vicini del condominio, mentre i bimbi giocano in cortile.

Ma sì, un buon pomeriggio, nonostante gli scherzi climatici. “Aprile non ti scoprire”, già.

Adesso c’è un bel sole tiepido, uscito in tempo per tingere di arancione un bel tramonto interrotto qua e là dalle ultime nubi.


Non è andata neanche male dai.


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