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Endorfine lomelline

Ormai è passata. È passata quella sensazione di leggera euforia e benessere che si prova anche a ore di distanza da una prestazione sportiva. Nel mio caso, ovviamente, una bella pedalata.

E in particolare quella di sabato scorso: circa 66 km in mezzo al ventone, tra i campi e i pioppi della mia terra natale, la Lomellina.


Ma facciamo un passo indietro.


La scorsa settimana ha piovuto spesso e sono uscito solo una volta, schivando le gocce d’acqua.

Sabato avrei dovuto accompagnare i bimbi a Mortara, dai parenti.

La moglie, a casa a lavoro.

In più, per completare l’opera, avrei dovuto collegarmi in remoto ai server della mia azienda per controllare dei rilasci software da parte di nostri consulenti sui nostri sistemi.

Oltre al catechismo della bimba più piccola alla mattina.

E allora perché non complicare la giornata preventivando un’uscita in bici?

Detto fatto, ritiro la bimba da catechismo, carico il più grande (e la bici) in auto, ripasso in centro per un’ultima incombenza che mi fa perdere quasi mezz’ora di tempo prezioso e arrivo a Mortara già oltre le 13…

Ci attende una tradizionale polenta con carne, salsicce e gorgonzola… l’ideale prima di una pedalata…

E una fettina di crostata no?

Va bhè, caffè e mi collego appena posso con il PC: fino alle 15 non se ne parla di verificare la “mia parte”.

Per fortuna va quasi tutto bene e verso le 15:30 sono pronto per partire, mentre gli alberi in cortile si piegano e sibilano per il gran vento: amen, almeno brilla un bel sole… tiepidino… più o meno…

Partenza!

Pronti via e appena mi ritrovo in aperta campagna scopro che le folate di vento laterale mi strattonano a destra e a sinistra, mentre l’andatura difficilmente supera i 25 orari, con fatica. Dopo un paio di chilometri medito di girare il manubrio e di rientrare al paesello; ci ripenso e decido di provare a raggiungere almeno il primo paese.

Piano piano prendo il ritmo e stringo i denti pensando ai tratti di vento favorevole. Supero il paese e mi ritrovo con un ponte chiuso e uno sbarramento di cemento armato da scavalcare.

Ponte sull'Agogna chiuso tra Olevano e la Marza

Proseguo con il vento contrario e riscopro strade che non solcavo da 16 anni; sorrido, mi commuovo, sfido le folate: testa bassa e pedalare!

Continuo così per una ventina di chilometri, finché finalmente mi ritrovo con una spinta favorevole, anche se ancora in diagonale: mi bevo quattro o cinque chilometri a quasi 40 all’ora, con il corpo buttato a destra per bilanciare il vento che spinge da SSE.

Ormai mi sto esaltando, non sento la fatica e sono famelico di strade antiche, di paesaggi inconsueti, di sfide contro vento ma anche di velocità da motorino! E infatti all’uscita dall’ennesimo paesino di campagna mi ritrovo con il silenzio nelle orecchie e una spinta inconsueta sulla schiena: 40-42-45-48 all’ora!!!

Rido e parlo da solo, sento la “droga” scorrere nelle vene… finché una strada allagata mi ferma! Porca pupazza, mi tocca rifare al contrario il tratto in cui ho appena… “volato”!

Fermi tutti: Houston, abbiamo un problema!

Scopro il giorno dopo che tutto il paese che si vede in lontananza era stato letteralmente allagato da una roggia tracimata!

Riparto quindi rimboccandomi le… gambe: ho in mente di “chiudere” il giro in una cinquantina di km, scegliendo la strada più dritta – e pallosa – verso casa, quando un cartello malandrino mi indica una “piccola” deviazione: ci penso giusto due secondi e cedo. Mi ritrovo ancora con il ventone a favore e a pedalare a quasi 50 all’ora… che figata pazzesca, mentre il sole comincia a stendere le ombre lunghe su un paesaggio terso dipinto su un cielo blu che da queste parti è difficilissimo da vedere!

Ancora acqua che sommerge per un metro i campi di pioppi…

Pioppi sott'acqua vicino a Nicorvo

A questo punto mi mancano una quindicina di chilometri abbondanti, di cui gli ultimi 6-7 completamente contro vento. Pedala pedala… ultimo cavalcavia e finalmente sono a Mortara, esaltato dalle strade ritrovate dopo tanto tempo, dalla sfida contro la natura e dai 30 all’ora di media che francamente non mi sarei aspettato.


Doccia veloce e via a recuperare i bimbi, sempre con i minuti contati…


Ultima ciliegina sulla torta di una giornata “piena”: coda di 45 minuti in tangenziale a Pavia causa banale incidente…

Arriviamo a Lodi alle 21, giusto in tempo di trangugiare un toast e di… cercare di digerirlo con una birra.

Il giorno dopo mi ritrovo ancora con le endorfine in corpo, le immagini delle rotoballe immobili su campi madidi di acqua e fango, il fruscio nelle orecchie, i muscoli che si gonfiano a spingere sui pedali, la schiena inarcata e la testa bassa sul manubrio.

Rotoballe su un campo allagato
Tipica cascina trasformata in ristorante, a Castelnovetto
Canale in piena nei pressi di Langosco

Basta poco a farmi felice.

Bastano due ore abbondanti di bici, vento e Lomellina.

Basta poco.


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