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Gemelle diverse

Aggiornamento: 9 giu 2021

Gemelle?

No, aspetta... ma dove?

Griso e Street Triple: quasi 70 (settanta!!) chili di differenza e decine di centimetri di interasse, due possenti cilindroni raffreddati ad aria contro tre piccoli pistoncini ululanti, una cruiserona nata bene quasi per caso contro una sportiva da pista senza carene, nera come la pece una, bianca come il latte l’altra...


Lo Yin e lo yang.


Come la preferisci? Falsamente paciosa o vivibile bastardella?

Bisonte da pista o puledro addomesticato?


Dopo anni ed anni – ormai dieci – di frequentazione posso dire di conoscere la mia Guzzona come le mie tasche: l’ho guidata in strada, in pista e a volte anche in fuoristrada. In tutte le condizioni possibili, con ogni clima e in ogni situazione. L’ho osservata, fotografata, modificata, smontata e a volte riparata.

Ogni volta che ci salgo è come infilare il piede nella vecchia pantofola. Il fatto è che a volte ci vado a correre... in pantofole!

Finalmente con la bella stagione ho cominciato a prendere un po’ di confidenza con la “nuova” arrivata. Non che abbia un approccio ostico, anzi, fa di tutto per metterti a tuo agio, soprattutto se ti piace la guida sportiveggiante: leggera ma non isterica nelle reazioni, motore sempre presente senza essere impegnativo, telaio bilanciatissimo ed efficace. Ecco, a dir la verità sulle prime sembra quasi... lo dico... noiosa, se paragonata alla vecchia cicciona, che da subito ti emoziona, con il suo cuore pulsante, il manubrio larghissimo, i cilindroni a vista, insomma, ti sbatte in faccia tutta la sua arroganza cagnesca.

Mentre l’inglesina fa la timida, ronza come un insettino impaurito, non ti vuole impressionare, non è così esaltante come ci si aspetterebbe da una “Daytona” senza carena, insomma, il classico aplomb british fatto moto.


Finchè si va piano.

Aprilo quel gas, perdio, aprilo... e poi capisci per cosa è nata veramente!

Sì, superati i regimi intermedi il tre-cilindri si schiarisce la gola e al posto del classico urlo acuto da quattro cilindri, si esprime con un latrato che non ha eguali!


Le sospensioni sembrano morbidine per la guida... ehm... “aggressiva” e invece copiano molto bene le asperità senza essere troppo cedevoli quando serve. Anzi, soprattutto in percorrenza questa moto è una lama: dove la Griso comincia ad ondeggiare chiedendoti di non esagerare, la Street rimane composta e ha ancora margine di piega e di velocità.

Aumenti il ritmo e scopri di fare le curve a 15 all’ora più forte di prima... e sei solo all’inizio...

Poi chiudi il gas e ritorni alla “normalità”, quella marcia a regime costante che rende la Street un po’ asettica, così minuta sotto al sedere, con quel motorino che gira alto sempre e quel pelo di on-off che nelle guida rilassata un pochino disturba. Insomma, secondo me non è una moto da passeggio.

Ti può portare - a passeggio - se vuoi, ma non è fatta per quello. I cromosomi della Daytona ogni tanto fanno capolino e ti ricordano da dove arriva.

Ama essere violentata, anche se sulle prime non lo diresti. E non mi lancio in paragoni femminili. Sarei volgare e le schiere di ragazze che mi leggono assiduamente potrebbero offendersi...


Al contrario la vecchia bastarda gode a frullare ai medi regimi, il suo gorgoglìo baritonale ti dà gusto anche andando a passeggio; abbassi lo sguardo e vedi il grosso tappo del serbatoio che neanche uno Sptifire... le teste che spuntato ai lati, proprio davanti alle tue ginocchia.

E se vuoi alzare il ritmo non si tira certo indietro: basta avere le gomme giuste e a posto - è molto sensibile al loro degrado, la vecchia signora... - e predisporre la testa a cercare traiettorie tonde e calcolate.

Con la Street apri il gas e la sbatacchi dove vuoi! Meglio se guidata di corpo, vista la sua anima da sportiva pura, ma ti ripaga con una stabilità eccellente e una capacità nel tenere la linea imbarazzante. Devi solo stare attento a ritarare i punti di... ehm... staccata... visto che ci arrivi decisamente più forte di come eri abituato...

E non è neanche scomoda: il manubrio è all’altezza giusta, le pedane non sono così costrittive, la sella non è così dura... insomma... per una sportivetta così pepata, la quadratura del cerchio.


Quindi la Griso ne esce con le ossa rotte?


Per niente!


Se da un punto di vista puramente “dinamico” non c’è storia – la Street consuma pure meno... - da quello “emozionale” è tutto un altro discorso.

Visto che la moto, spesso se non quasi sempre è l‘antistress per eccellenza, va giudicata anche per quelle sensazioni rarefatte che non possono essere misurate dai freddi numeri e dalle prestazioni assolute.

Insomma, in quei momenti un po’ bui, se dovessi scegliere una moto che mi faccia sciogliere il catarro sul cuore, non avrei dubbi: la Griso non si batte! Trasuda carisma già da spenta: appena la si accende, si scuote come un cane bagnato e inizia quel suo battere in due quarti che è una medicina per l’anima.

Ciò non toglie che non vedo l’ora di portare in pista la scalpitante inglesina, se non altro perché finalmente me la giocherei ad armi pari – o quasi – con la media delle moto che ho spesso incontrato sui tracciati lombardi e non.


E se tanto mi tanto ...

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