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GrisoTerapia

  • Immagine del redattore:  CET
    CET
  • 26 nov 2019
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 27 nov 2019

Un mese abbondante senza moto.


Avanti e indietro da lavoro con il fidato “Tripè”, sfidando quasi giornalmente la pioggia che in questo autunno 2019 non accenna a mollare se non per qualche ora di tregua, sfruttata come dono prezioso per le uscite in bici. Ma quella è un’altra storia.

Quando il clima si fa duro... il Tripè è la risposta !

Abituato alle tiepide giornate di settembre, usare la moto in questo periodo di strade scivolose, pioggia incessante e temperature in calo, non è molto attraente. Ti passa decisamente la voglia.

Senza contare il rischio di cadute, che in mezzo al traffico pendolarizio aumenta in maniera esponenziale.

Ma lo sai che senza moto, dopo un po’, cominci a star male.

La vedi lì, tutti i giorni quando apri il box, che ti implora un giretto, mesta mesta, inclinata sul cavalletto.

Implorante... di fianco al Tripè !

Tu fai finta di niente, le dai una carezzina sul serbatoio e una pacca sulla sella trapuntata e salti sullo scooter, con il parabrezzone, la copertina, le manopole riscaldate e quella ruota in più là davanti che dà tanta sicurezza sul bagnato.

Così passano i giorni, le settimane. Nei week end, come da buona tradizione, il tempo è sempre pessimo, quindi cominci a fartene una ragione.


No, stamattina no.


Ieri hai dato una gonfiatina alle gomme e mentalmente pregustavi già quel ringhio gutturale al posto della solita motozzappa monotòna.

Le previsioni davano una schifosa e fitta nebbia, ma niente acqua.

Stamattina, appena sveglio, guardi fuori dalla finestra del bagno e in effetti una quasi impenetrabile coltre lattiginosa avvolge i lampioni ancora accesi lungo la strada.

“Faccio colazione, mi vesto, scendo in cortile e decido sul momento”, ti dici.

Ma sai già dove andrai a parare...

Oggi ti porto con me.

Nel momento di aprire la basculante hai già in mano la chiave della Griso: un po’ titubante la spingi fuori dal box, indossi casco e guanti e premi lo start: parte al primo colpo – grazie batteria al Litio! - e come capita ultimamente non tiene il minimo. Corpi farfallati sporchi? Forse... maledette Guzzi...


Sali sulla rampa (di lancio) e finalmente sei in strada.

Dopo cento metri la visiera è già fradicia di nebbia: per gran parte del tragitto che ti divide dal lavoro non fai altro che pulirla con il guanto sinistro, te l’aspettavi...

Piano piano il motore si scalda, si schiarisce la voce che diventa sempre più calda e corposa e così la risposta del gas si fa meno incerta e più gustosa.

Ci sono circa 7 umidissimi gradi, ma il timbro baritonale emesso dalla tua Griso allevia anche il freddo alle mani, che trovano ogni tanto ristoro sulle “tette” calde messe lì sotto apposta dal buon Giulio Cesare (C.A.R.C.ano).

Come al solito basta sfiorare l’acceleratore per superare auto e camion con il pensiero.

Attenzione alle rotonde, visto che la strada è parecchio umida, a tratti quasi bagnata: ma stamattina non ti interessa correre, ti basta godere della sinfonia meccanica di questa vecchia bastarda che dopo le meraviglie ammirate all’EICMA si fa ancora amare, nonostante tutto.


La sensazione di pilotare un vecchio biplano che svolazza sul traffico dell’hinterland milanese ti galvanizza: sai che nessun’altra moto ti farebbe stare così; avrà tanti difetti, ma ha carattere da vendere !

Alle basse velocità sbuffa e sferraglia, infastidita.

Se pretendi di guidarla a ritmi da sparo come certe moderne super-naked, lei ti fa capire che non è quello il suo mestiere.

Ma al trotto è perfetta, è unica e inimitabile. È semplicemente una maledetta Guzzi, che ti ammalia, ti avvolge con i suoi modi sensuali: non aggredisce la strada, la divora fiera con un incedere inevitabile, noncurante di tutto il resto. E tu entri nella stessa magica aura, non puoi fare altro.

Pensi di possederla, ma è lei, ogni volta, a sorprenderti, a renderti meno scontato ogni spostamento di routine.

Le sue vibrazioni smantellano i grumi scuri che hai sul cuore e fanno del solito tragitto casa-lavoro, per di più nebbioso e freddo, la terapia che cercavi.

Capolavoro di obsolescenza meccanica !

Ti piace perché è una moto sentimentale: ti cattura con le emozioni e quelle sfumature che solo certi pezzi di meccanica sanno evocare. E poi è incredibilmente snob: sfacciata, impossibile da inquadrare, poco apprezzata dalla “massa” che preferisce buttarsi sulle “solite” e affidabili Jap o sulle modaiole TeTesche o Inglesi. In fondo è proprio come te, che odi l’omologazione, il pensiero unico, le mode, che sei cocciuto nelle tue idiosincrasie, che cominci a sentirti un po’ fuori posto, fuori moda... fuori e basta!

Spesso ti fa incazzare, ti fa spendere tempo e soldi, ma alla fine non trovi mai il coraggio di entrare seriamente in un concessionario Triumph e di fare il “grande passo”.


L’ultimo tratto di raccordo autostradale te lo spari un po’ più a cannello, semi-sdraiato sul serbatoio a cercare la protezione del brutto cupolone e in un attimo sei a Milano, dove la nebbia lascia il posto a uno stupido sole che si fa vedere quando non è più necessario.


Parcheggi, la spegni e il pensiero è sempre quello: che cazzo di moto!


Forse un giorno la venderai, ma di sicuro te ne pentirai...


Milano... MUDEC.. sempre a suo agio !

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