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Moto Guzzi… ma le fanno ancora ?

Ho scelto – o mi ha scelto lei ? – la mia Griso ormai sette anni fa.

Venivo da una giapponese, un’affidabilissima Kawasaki Z750 con cui ci ho fatto un po’ di tutto, pista compresa.

L’avevo modificata, le avevo montato addirittura la forcella della “ninjiona” (ZX10) e il mono della “ninjina” (ZX6R).

Poi… pedane arretrate, terminale in carbonio, tubi in treccia e altre piccole cose.


La mia "zetina" nel suo massimo splendore !

Ci eravamo divertiti tanto ma… dopo sette anni insieme stavo cercando una sostituta: qualcosa di più viscerale, di più umorale, di più… VIVO !


Inizialmente le candidate erano due: Triumph Street Triple R e Aprilia Tuono Factory (V2). Due nude sportive, prestanti, tese e incazzate.

Come tanti motociclisti con il portafoglio non proprio gonfio, passavo le mezzore (le ore ?) su moto.it a spulciare tra gli annunci dell’usato “ma tenuto bene”…

E non mi decidevo: "punto su una piccola nuda, agile, leggera e tutto sommato vicina come tipologia alla mia cara vecchia zetina o mi butto sul bombardone italiano, più grosso, pesante, impegnativo ma che mi fa tanto tanto sangue ?"


Gira e rigira ad un certo punto spuntò fuori lei: la Griso !


Moto Guzzi: un marchio che mai e poi mai avrei pensato di prendere in considerazione.

Ho sempre pensato alle Guzzi come moto “vecchie”, pesanti, poco affidabili e inutilmente costose… insomma dei carrettoni anacronistici senza senso. Addirittura mi sembravano più sensate le Harley: puntavano tutto sulle cromature, sul fascino del marchio, sul design senza tempo, senza atteggiarsi in improbabili sportive pesanti come dei camion !

Mi ricordo le prove sulle riviste, quasi snobbate: il V11 declinato in mille versioni ma che alla fine prendeva paga dall'ultimo ronzino giapponese che costava la metà e non si rompeva mai…

E quel rumore al minimo da macchina da cucire ? ma daiiii…

Eppure questa maledetta Griso cominciava a insinuarsi sotto la pelle. Mi aveva già sbattuto le ciglia in occasione della presentazione all’EICMA. E in effetti qualcosa di lei mi aveva già ammaliato; ci ero salito in sella ma la posizione di guida non quadrava: pedane piuttosto sportive (bene !) ma manubrione largo e lontano e per me che sono diversamente alto 1 metro o poco più non era il massimo.

Eppure.

Chissà perché, chissà per come, i criteri di ricerca su moto.it cominciavano ad includere di tanto in tanto un terzo modello… Griso 1200 8V… e sì, perché se proprio devo cercare un carrettone, almeno punto sul più prestante !


Nel frattempo cominciavo a leggere prove su prove… una “tecno cruiser”… ma che minchia è ?

Io cerco una nuda sportiva… ma mollami… dai… e poi chissà cosa costa mantenerla… i tagliandi… si romperà ogni tre per due… no no no, meglio la Street… certo che anche la Tuono… non è che sia campionessa mondiale di affidabilità… certo che la Street è proprio una motina… piccina… và la Griso… che presenza fisica, che possanza, che stacco di coscia… e che due tette !!!

Chissà come va ? E quel cardano ? In pista… con il cardano… mah…

Però niente più pulizia della catena, ingrassatura... che figata !


Finchè un giorno, l’occasione fece l’uomo ladro !

Una Griso 1200 8V, nera, stra-accessoriata, ad un prezzo più che ragionevole e non troppo lontana da casa.

Contattai quasi per gioco il venditore che si rivelò una bravissima persona: con la scusa di un giretto mi portò la moto sotto casa e me la fece provare, senza impegno.

Già ero invaghito, ma la prova su strada mi convinse definitivamente: iniziò così la mia “storia” con questo marchio incredibile (il secondo al mondo più amato dopo la già citata Harley…) che nonostante i vissuti più recenti non proprio esaltanti continua ad avere così tanti appassionati, non solo in Italia, ma soprattutto all'estero.


La mia Griso 1200 8V appena arrivata: mancava ancora l'assicurazione e già le avevo fatto uno "shooting" degno di nota...

Inutile dire che cominciai ad informarmi, a leggere libri, riviste e quant'altro.

Mi si aprì un mondo, un mondo fatto di passione, di antiche vittorie sportive, di uomini incredibili, di scelte aziendali, coraggiose a volte, assurde e suicide altre. Una storia che parte dal 1921 e che, quasi per miracolo, continua ancora oggi.


Ero diventato un guzzista !

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