Only the brave
- CET
- 14 dic 2018
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 17 dic 2018
Come ho scritto più e più volte, a me piace pedalare. Mi piace tanto pedalare !
Il ciclismo per me è più di uno sport: è una catarsi.
Letteralmente, mi libera, almeno in parte, dalle preoccupazioni, dalle “contaminazioni” che nella vita, chi più chi meno, deve subire e sopportare.
Se sono fisicamente “a posto” è una pratica di cui non posso fare a meno per più di 3 o 4 giorni. Oltre, comincio a soffrire, a diventare irrequieto…
E’ una droga? In parte, forse sì.
E’ “colpa” delle endorfine che vengono liberate e che mi fanno stare bene? Forse.
Il ciclismo ti fa stare a contatto della natura, ti costringe ad uscire dalle tue quattro mura e ad affrontare il mondo “reale”. Ti fa sentire “vivo” perché stai all'aria aperta, devi regolare il tuo ritmo su quello che incontri “per strada”: ostacoli, rallentamenti, buche, vento, intemperie…
Esige una profonda conoscenza di te stesso, dei tuoi limiti: per poter tornare a casa “sano” (o semplicemente “tornare”) devi regolare il tuo ritmo sui chilometri e sulle difficoltà che incontrerai – e sulla tua attuale forma fisica.
Non si tratta di fare una “passeggiata”. Le passeggiate le lasci alle famigliole della domenica pomeriggio.

Ma non si tratta nemmeno di allenamento teso al puro agonismo, lungi da me!
No, alla fine è una sfida con te stesso e solo con te stesso. La campagna ti incita a perseverare ma allo stesso tempo devi centellinare le forze. A volte ti concedi uno strappo, forzi una salita, tieni il rapportone, ma sai che non puoi esagerare. Ci sono giorni in cui ti senti un leone e le gambe girano come un ingranaggio perfetto; altri in cui ti sembra di spingere una bicicletta con una gomma bucata… anzi… ti fermi pure per controllare !!
Ma finché il tempo è favorevole, tutto è facile!

Pedalare in quelle belle giornate di maggio, con 26-27 gradi, il cielo terso e le risaie allagate: è un vero piacere, anche se non si è in forma!
O nelle tiepide sere di settembre, con le ombre che si allungano sui campi, ma le temperature sono ancora favorevoli e la luce è meravigliosa!

Ecco. Peccato che spesso non è così. In piena estate la calura ti soffoca, l’aria è talmente calda che ti sembra di pedalare in un phon! La testa ti scoppia e il sudore ti bagna da capo a piedi. Spesso, con la borraccia vuota e la gola secca, sei in ricerca disperata di una fontanella…
Ma il peggio arriva in inverno: quando la temperatura scende sotto lo zero diventa difficile trovare le motivazioni, soprattutto se la maggior parte delle uscite avviene la mattina presto prima di andare a lavoro…
Buio, freddo, spesso umidità, nebbia e/o ghiaccio…

Come stamattina.
Il termometro che tengo sul balcone segnava 1.6 gradi e pensavo che in campagna non si andasse sotto al -1, -2. Mi sbagliavo! La temperatura è scesa fino a -5, ghiacciando parzialmente l’acqua (e sali minerali…) nella borraccia e ricoprendo di un sottile strato di ghiaccio perfino il ciclo computer!

A quelle temperature e senza nemmeno l’aiuto del sole (no, non sono Haran Banjo !!) pedalare diventa una sofferenza non solo per le mani e i piedi congelati, ma soprattutto per l’aria fredda che entra nei polmoni e per il corpo che a fatica deve decidere cosa tenere caldo e “vivo” …

La prima mezzora stringi i denti… poi ti scaldi un pochino… ma dopo poco ricomincia il freddo, un po’ per l’esposizione prolungata e un po’ per il sudore che ti si ghiaccia addosso.
E come sempre sei solo, solo in mezzo alla campagna congelata, al sole che ancora non è sorto del tutto, alla natura che ti fa capire quanto a volte sa essere inospitale.
Eppure.


Eppure è uno spettacolo! I colori dell’alba sono meravigliosi, l’erba ghiacciata che scricchiola sotto le ruote, il vapore che sbuffa dall'Adda di fianco a te: solo a quell'ora e con quelle temperature una tale meraviglia si propone! E il gelo così penetrante e quasi insopportabile è il prezzo da pagare.
Ogni tanto ne vale la pena. Qualche bella foto da mostrare orgoglioso agli amici – che tanto non capiranno…

Ma soprattutto la consapevolezza che questa volta hai vinto tu. Sei tornato a casa vivo e vegeto, forse più vivo di quando sei partito. Ancora una volta più consapevole dei tuoi enormi limiti. Già, perché in realtà non hai vinto niente. O meglio, non c’è un avversario da sconfiggere, ma la solita voglia di pedalare, contro ogni ragionevole dubbio. La voglia di dimostrare a te stesso che il tuo corpo e la tu mente sono sotto il tuo controllo. La voglia di dominare la paura di essere solo e infreddolito in una sorta di tundra padana.


In una parola: catarsi !

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