Come ho scritto più e più volte, a me piace pedalare. Mi piace tanto pedalare !
Il ciclismo per me è più di uno sport: è una catarsi.
Letteralmente, mi libera, almeno in parte, dalle preoccupazioni, dalle “contaminazioni” che nella vita, chi più chi meno, deve subire e sopportare.
Se sono fisicamente “a posto” è una pratica di cui non posso fare a meno per più di 3 o 4 giorni. Oltre, comincio a soffrire, a diventare irrequieto…
E’ una droga? In parte, forse sì.
E’ “colpa” delle endorfine che vengono liberate e che mi fanno stare bene? Forse.
Il ciclismo ti fa stare a contatto della natura, ti costringe ad uscire dalle tue quattro mura e ad affrontare il mondo “reale”. Ti fa sentire “vivo” perché stai all'aria aperta, devi regolare il tuo ritmo su quello che incontri “per strada”: ostacoli, rallentamenti, buche, vento, intemperie…
Esige una profonda conoscenza di te stesso, dei tuoi limiti: per poter tornare a casa “sano” (o semplicemente “tornare”) devi regolare il tuo ritmo sui chilometri e sulle difficoltà che incontrerai – e sulla tua attuale forma fisica.
Non si tratta di fare una “passeggiata”. Le passeggiate le lasci alle famigliole della domenica pomeriggio.
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Ma non si tratta nemmeno di allenamento teso al puro agonismo, lungi da me!
No, alla fine è una sfida con te stesso e solo con te stesso. La campagna ti incita a perseverare ma allo stesso tempo devi centellinare le forze. A volte ti concedi uno strappo, forzi una salita, tieni il rapportone, ma sai che non puoi esagerare. Ci sono giorni in cui ti senti un leone e le gambe girano come un ingranaggio perfetto; altri in cui ti sembra di spingere una bicicletta con una gomma bucata… anzi… ti fermi pure per controllare !!
Ma finché il tempo è favorevole, tutto è facile!
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Pedalare in quelle belle giornate di maggio, con 26-27 gradi, il cielo terso e le risaie allagate: è un vero piacere, anche se non si è in forma!
O nelle tiepide sere di settembre, con le ombre che si allungano sui campi, ma le temperature sono ancora favorevoli e la luce è meravigliosa!
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Ecco. Peccato che spesso non è così. In piena estate la calura ti soffoca, l’aria è talmente calda che ti sembra di pedalare in un phon! La testa ti scoppia e il sudore ti bagna da capo a piedi. Spesso, con la borraccia vuota e la gola secca, sei in ricerca disperata di una fontanella…
Ma il peggio arriva in inverno: quando la temperatura scende sotto lo zero diventa difficile trovare le motivazioni, soprattutto se la maggior parte delle uscite avviene la mattina presto prima di andare a lavoro…
Buio, freddo, spesso umidità, nebbia e/o ghiaccio…
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Come stamattina.
Il termometro che tengo sul balcone segnava 1.6 gradi e pensavo che in campagna non si andasse sotto al -1, -2. Mi sbagliavo! La temperatura è scesa fino a -5, ghiacciando parzialmente l’acqua (e sali minerali…) nella borraccia e ricoprendo di un sottile strato di ghiaccio perfino il ciclo computer!
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A quelle temperature e senza nemmeno l’aiuto del sole (no, non sono Haran Banjo !!) pedalare diventa una sofferenza non solo per le mani e i piedi congelati, ma soprattutto per l’aria fredda che entra nei polmoni e per il corpo che a fatica deve decidere cosa tenere caldo e “vivo” …
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La prima mezzora stringi i denti… poi ti scaldi un pochino… ma dopo poco ricomincia il freddo, un po’ per l’esposizione prolungata e un po’ per il sudore che ti si ghiaccia addosso.
E come sempre sei solo, solo in mezzo alla campagna congelata, al sole che ancora non è sorto del tutto, alla natura che ti fa capire quanto a volte sa essere inospitale.
Eppure.
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Eppure è uno spettacolo! I colori dell’alba sono meravigliosi, l’erba ghiacciata che scricchiola sotto le ruote, il vapore che sbuffa dall'Adda di fianco a te: solo a quell'ora e con quelle temperature una tale meraviglia si propone! E il gelo così penetrante e quasi insopportabile è il prezzo da pagare.
Ogni tanto ne vale la pena. Qualche bella foto da mostrare orgoglioso agli amici – che tanto non capiranno…
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Ma soprattutto la consapevolezza che questa volta hai vinto tu. Sei tornato a casa vivo e vegeto, forse più vivo di quando sei partito. Ancora una volta più consapevole dei tuoi enormi limiti. Già, perché in realtà non hai vinto niente. O meglio, non c’è un avversario da sconfiggere, ma la solita voglia di pedalare, contro ogni ragionevole dubbio. La voglia di dimostrare a te stesso che il tuo corpo e la tu mente sono sotto il tuo controllo. La voglia di dominare la paura di essere solo e infreddolito in una sorta di tundra padana.
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In una parola: catarsi !
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