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Trentino&Abruzzo: i miei giretti (in bici) dell'estate!

Tornato dalle canoniche due settimane di ferie insieme alla mia famiglia, nel ricordare la parte "ciclistica", le pennellate ocra e marroni delle colline dell'entroterra abruzzese si mischiano con il grigio severo delle vette dolomitiche, il caldo - pur ventilato - del mare e il fresco delle mattine montane in cui percorrevo le lunghe e incessanti salite in bici da corsa, contro i ben più probanti, ma brevi, strappi in mountain bike in terra d'Abruzzo...

Ho un po' di confusione in testa e faccio ancora fatica a mettere a posto i tasselli delle emozioni.

In meno di quindici giorni ho concluso quattro uscite in tutto: poche, tante? Giuste secondo me visto che dopotutto sono in vacanza con la famiglia e non posso esagerare.


Ma torniamo al Trentino... alla Val di Fassa... a Moena.

Lì avevo un conto aperto da 10 anni, da quando avevo appeso la bici al chiodo per 6 lunghi anni, a causa di una maledetta sciatalgia nascosta e scoperta dopo interminabili rimbalzi da un medico ad una altro...

Insomma, quest'anno era l'anno della bici da corsa, dell'asfalto, del mio primo amore "ciclistico": dovevo provare a me stesso che ero ancora in grado di affrontare più di 10km di costante ascesa, di avere ancora gambe e testa per lottare contro una salita "seria"... e magari più di una...

Avendo base a Moena, il primo obiettivo non poteva che essere il S.Pellegrino che a dir la verità non avevo mai percorso in bici, ma solo in auto... e ricordavo delle pendenze "importanti". L'idea era di scendere verso Falcade e rientrare affrontando il Valles, passando poi per Predazzo e quindi di ritorno a Moena: poco più di 60 km con quasi 2000 metri di dislivello. Il limite di tempo era di 3 ore, 3 ore e mezza, per i motivi di cui sopra...

Come spesso mi capita, cerco di partire il prima possibile la mattina: colazione veloce in Hotel e via verso la salita, che si inerpica subito con buone pendenze.

Fortunatamente a quell'ora le temperature sono ancora decisamente fresche e il traffico non ancora asfissiante. Tengo il mio passo, senza forzare, e scopro sul campo che il S.Pellegrino alterna tratti impegnativi ad altri in cui si può riprendere fiato, insomma, la classica ascesa dolomitica non troppo probante. In effetti giungo in cima meno distrutto di quanto pensassi.

E poi mi ha spronato la voglia di riprovare quelle sensazioni dimenticate da tanti anni... il martellare costante sui pedali, mentre il panorama a tratti mozzafiato scorre lento di fianco a te... il silenzio rotto solo dal fiatone e dallo sferragliare preciso della catena... il sudore che cola dalla fronte e gocciola sulla bici... i cambi di ritmo, il sali e scendi sulla sella per cambiare ogni tanto posizione, le mani che afferrano le pieghe alte del manubrio... e finalmente la meta, sempre più vicina... l'emozione di passare il cartello stradale del passo, pieno di adesivi e di scollinare!

Lacrime di commozione: ce l'ho fatta! E sono ancora in discrete condizioni.

In cima al S.Pellegrino

Foto di rito, in un paesaggio da favola e giù in picchiata verso Falcade: sul primo tratto quasi rettilineo leggo velocità folli... sfioro gli 80 all'ora quando inizia un tratto un po' più guidato in cui raggiungo le auto davanti a me.

Paesaggio incantevole in discesa verso Falcade

Continuo finché incontro il bivio che aspettavo: giro a destra verso il passo Valles e scopro che è parecchio più duro di quanto mi aspettassi, con pendenze constanti oltre il 10% per chilometri e il caldo che comincia a farsi sentire. Tengo duro e scalo un paio di rapporti e giungo... vivo alla cima!

Sul Valles sono ancora vivo!

Da lì è una lunga picchiata fino a Predazzo da cui imbocco la ciclabile "per famiglie" che porta direttamente a Moena.


Per il secondo giro scelgo invece una strada "conosciuta", anche se come ho scritto sono passati parecchi anni, quella del passo Costalunga in cui si incastona l'incantevole lago di Carezza, meta turistica ambitissima.

Sul Costalunga!

Approfitto per allungare verso il passo Nigra, giusto per pedalare, praticamente su strada pianeggiante, con la compagnia dell'imponente massiccio del Rosengarden.

Verso il passo Nigra
I classici cavalli sul Rosengarden

In pratica da Moena arrivo a Vigo di Fassa, percorro il Costalunga sul versante Est, scendo fino a Nova Levante e ripercorro il passo sull'altro lato, con sosta foto sul laghetto verde e azzurro.

Il lago di Carezza

Rientro a Moena con il traffico intenso che nel frattempo è cresciuto esponenzialmente ma per fortuna quasi tutto concentrato "contro mano".

Di ritorno a Moena

Una cinquantina di km abbondanti, fatti tutti d'un fiato ma assaporando paesaggi spettacolari, accarezzando i cavalli sul Rosengarden, e godendomi ogni minuto delle mie amate dolomiti.

L'anno prossimo non so se porterò ancora la bici da corsa, anche se mi piacerebbe ripercorrere ancora una volta i mitici "quattro passi" o come dicono gli studiati "il SellaRonda"... chissà... un giorno...


Dopo la settimana montana, ci aspetta il mare dell'Abruzzo o meglio i nostri amici Paolo e Gilda nel cui B&B ci troviamo davvero come "A casa nostra"... anzi... meglio!

Tra una nuotata e l'altra Paolo mi accompagna in un paio di giretti non troppo lunghi ma piuttosto impegnativi. Mi presta la sua "vecchia" MTB, una Merida di 15kg mentre lui mi accompagna con la nuova fiammante e-bike.

Partenza da "A casa nostra"!

Come dite? Sfaticato?

Dimenticavo: ha 77 anni e ha appena concluso in questi giorni una traversata appenninica di quasi 900km, affrontando in una decina di giorni salite e discese da Fiorenzuola a Roseto degli Abruzzi. Alla sua età semplicemente commovente!

E solo per il gusto di viaggiare, di scoprire paesaggi nuovi e di documentare il tutto, per poi riportare il suo viaggio su alcune pubblicazioni, per condividere quanto siano meravigliosi gli appennini italiani. Fantastico!


Tornando ai nostri giretti abruzzesi, si snodavano principalmente attorno alla cima dell'incantevole paese di Montepagano, che abbiamo raggiunto e allontanato varie volte durante il nostro peregrinare, pedalando su salite che raggiungevano a tratti il 20% di pendenza mentre la bici tende ad impennare...

Paolo su Montepagano: sullo sfondo il mare...

I ricordi più belli? A parte la soddisfazione nell'affrontare certe pendenze, gli scorci che il poco pubblicizzato entroterra rosetano offre: campagna, collina e mare che si alternano alla vista in un'unica cartolina a 360 gradi! E sullo sfondo, in lontananza, le alte cime del Gran Sasso.

In piazza a Montepagano

E poi la compagnia di Paolo naturalmente, un personaggio fantastico diventato un caro amico.

Il giro "classico" partiva con una visita alla spiaggia pedalando sul lungo mare, giusto per scaldarsi, per poi imboccare la salita che "partiva" subito senza pietà.

Sul lungomare...

In poco tempo facevamo quota e ad ogni tornante vedevo il mare allontanarsi sempre di più, ma senza scomparire del tutto.

Quando si raggiungeva la "cresta" della collina di solito avevo da un lato il marrone della colline e delle campagne coltivate, con tanto di rotoballe, e dall'altro il mare in lontananza che fondeva con il cielo sempre azzurrissimo senza soluzione di continuità.

Sentiero in cresta alla collina
Tra le vigne...

Faceva caldo, decisamente più che sulle Dolomiti, ma l'assenza di afa e un piacevole e onnipresente venticello non mi faceva soffocare come nella nostra asfissiante Pianura Padana.


Insomma quest'anno mi sono goduto le vacanze anche dal punto di vista ciclistico e per questo devo ringraziare soprattutto la mia famiglia, in particolare mia moglie che sopporta le mie manie e i miei tanti, troppi hobby...


Vedremo l'anno prossimo cosa ci riserverà...



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