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  • Immagine del redattore CET

Winter MOON


Unica foto scattata: pessimo soggetto !

Fine gennaio, siamo quasi ai "giorni della Merla" che secondo la tradizione sono i più freddi dell'anno.

Sabato, causa pioggia non sono uscito in bici, così domenica nel primo pomeriggio ho fatto uno strappo alle regole "famigliari" e mi sono preso un paio d'ore di libertà ciclistica.

D'inverno di solito esco in MTB, per sentire un po' meno il freddo pungente della stagione; ma ieri no: viste le temperature mi sono deciso a liberare dal torpore la fida MOON da corsa. E nonostante la media importante, ho patito pure un po' di caldo, almeno all'inizio, quando non ero ancora sudato.


Sono partito con l'equipaggiamento invernale "FULL" e.…ho esagerato.


Subito ho aperto tutte le "feritoie" del Wind Stopper ma gli 8-9 gradi di questo pazzo fine gennaio si sono fatti sentire. Sarà che ormai sono abituato ai -3 della mattina, ma ieri mi sembrava primavera.

Partito per un giretto tranquillo, quasi defatigante, mi sono trovato come al solito a spingere: all'inizio è stato facile con il vento a favore, mentre al ritorno ho dovuto darci dentro per "tenere la media". Non nego che l'ultimo cavalcavia contro vento mi ha dato del filo da torcere: ma ormai ero a pochi chilometri da casa e a sapere che la moglie si era organizzata diversamente per un impegno pomeridiano, avrei potuto pedalare anche di più.

Ma amen: mi son fatto la mia solita tirata, 52km circa a buon ritmo, almeno per me, considerato anche che siamo in inverno e che, come ho detto, tirava un leggero vento che in BDC è comunque fastidioso.


Come al solito, dopo quasi tre mesi di stop, avevo perso un pochino l'abitudine alla posizione distesa della mia MOON, ma sono bastati pochi chilometri per farmi apprezzare ancora una volta quella pedalata fluida e quello sfrecciare veloce nel silenzio che solo una bici da corsa sa dare.

Quando poi avevo il vento a favore mi sembrava di essere più su un motorino che su una bici!


Non c'è niente da fare: la bici da corsa rimane il mezzo ciclistico "da competizione" per eccellenza, per la fluidità che trasmette, per quella sensazione di bucare l'aria che solo lei sa dare, per quel suo "silenzioso sferragliare" degno del miglior orologio di precisione, per la consapevolezza che ogni stilla di energia sviluppata dai tuoi quadricipiti non sia sprecata, perché tutto è pensato per andare forte consumando il meno possibile, come su una vera auto da corsa: leggerezza, aerodinamica, minimi attriti, tutto confluisce nell'unica sua ragion d'essere, la velocità pura!

La mia MOON prima della consegna: il mitico Stefano Pasquini effettua gli ultimi controlli

Quando ti accucci cercando di compiacerla, lei ti restituisce il favore concedendoti qualche km di velocità, e allora giù la testa, gomiti chiusi e schiena parallela al terreno, cercando il movimento più fluido possibile, spingendo senza esagerare, trovando l'equilibrio giusto per tenere la media senza finire le gambe.


Così si impara a conoscere se stessi, i propri limiti cercando ogni volta di sfiorarli e, se possibile, superarli.

È il motivo per cui è così frustrante smettere di pedalare per lunghi periodi... e con "lunghi periodi" intendo più di una settimana: basta pochissimo tempo per vedere sfumati settimane/mesi di allenamento e di dedizione.

Vero è che andando avanti con gli anni comincio a fregarmene delle prestazioni pure e cerco di godermi di più l'attimo, il vento sulla pelle, le gambe che sono ancora capaci di gonfiarsi e spingere il rapportone sul cavalcavia di turno, i polmoni che seguono le tue pazzie, il cambio che spara i rapporti come una mitragliatrice, le discese a palla. E ancora, la "pausa barretta" all'ombra degli alberi di fianco a quella fontanella, gli scambi di saluti con i "compagni" di ogni età che incontri lungo la strada.

Chi non ha testa... abbia gambe !

Ma c'è anche la sofferenza per il freddo pungente, o il caldo afoso e insopportabile delle estati della bassa, i momenti di crisi in cui stringi i denti per trascinarti a casa, le forature, le ricerche assetate di una maledetta fontanella in qualche paesello sperduto nell'ora più calda del giorno.

Tutto fa parte del gioco.

Di quella passione che è anche sofferenza, perché ti mette in gioco, sempre.

Sei tu che decidi fino a che punto la voglia di rischiare ti può portare a superare i tuoi limiti.

Ma ogni volta c'è la soddisfazione di aver compiuto una piccola impresa mentale, di aver superato la pigrizia di una mattinata uggiosa e assonnata, o di non essersi arreso di fronte all'ennesima salita.

Tra le colline banine, a sfidare le salit(ine)

Poi ci sono gli ovvi "effetti collaterali" positivi sulla salute e sulla forma fisica.

E le endorfine, dove le mettiamo?  Quella sensazione di piacevole ebrezza che ti accompagna per ore dopo aver pedalato; una salutare droga che ti aiuta ad affrontare il resto della giornata.


Quindi un grazie alla famiglia, che mi ha concesso due ore di svago per riassaporare i piaceri della mia “specialissima”: così veniva chiamata una volta la bici da corsa, e un motivo ci sarà stato...

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